In fotografia qualcuno ha detto : “ Il colore è la cronaca il bianco nero è l’arte”.
L’immagine fotografica è nata e si è sviluppata
in bianco nero, dalla prima immagine di Joseph Nicèphore Nièpce in poi l’evoluzione dei materiali ha marciato speditamente dapprima lastre di vetro aventi emulsioni orthocromatiche a bassa sensibilità e molto contrastate poi le pellicole pancromatiche più sensibili, leggere e pratiche rispetto al vetro, dotate di una gamma tonale più estesa e più ricche di grigi ed infine l’uso delle pellicole cinematografiche 35mm che hanno occupato il vano portapellicola per la prima volta nella storia in un apparecchio chiamato LEICA.
Dalla metà dell’ottocento l’emulsione in bianco nero è stata l’unica fonte di alimentazione per un esercito di fotografi in tutto il mondo, professionisti, amatori, persone comuni, militari al fronte fotoreporter e tanti altri hanno nutrito le proprie idee dando in pasto alle loro macchine fotografiche chilometri di pellicola. Se ci fermiamo un momento e ripercorriamo per immagini questa strada ci accorgeremo che le foto che i nostri predecessori hanno scattato erano di grande effetto, pulite, semplici le inquadrature non seguivano le regole scientifiche del marketing commerciale ma erano gradevoli, quasi sempre esposte correttamente e con una sapiente scelta dei chiaro scuri.
Questo perché i fotografi del passato vedevano in bianco e nero, osservavano il mondo a colori ma nella loro testa lo convertivano in una immagine monocroma, conoscendo molto bene i meccanismi che lo regolano e che permettono di ottenere fotografie di grande impatto visivo, provate a cercare nei vecchi album di famiglia le istantanee stampate sul classico cartoncino doppio spessore matt formato 9X13 con i bordi frastagliati, lo si usava fino alla metà degli anni 60, osservandole bene scoprirete
che chi le ha impresse ha scelto con cura un alternanza di luci ed ombre, masse piene di toni scuri alternate a cose più chiare ed illuminate, il contrasto è sempre brillante i toni alle estremità della curva caratteristica sempre puliti e la gamma di grigi era estesa.
Oggi tutte le nostre fotocamere possono scattare immagini monocromatiche basta cercare nel menù l’apposito settaggio, ma spetta a noi dietro la macchina selezionare i soggetti usare la luce giusta, creare i contrasti anche quando non ci sono, vi invito a provare, scegliete una giornata di sole intenso con il cielo terso la luce sarà forte carica di contrasto se vi trovate nel centro di una città fra gli edifici
non sarà difficile percepire la forte differenza fra le masse illuminate e quelle in ombra, osservate le superfici chiare che riflettono molta luce provate a contrapporle alle zone scure delle ombre ed incomincerete a materializzare davanti ai vostri occhi un paesaggio diverso molto più potente nella sua espressione visiva che a colori, non abbiate paura di creare neri profondi il mondo monocromatico funziona così non avendo il supporto del colore deve vivere di contrasti.
Come nasce una bella immagine in bianco nero? Alla base sicuramente la prefigurazione dell’idea che desideriamo realizzare che si materializza nella nostra mente già monocroma poi occorre pensare a come saranno le luci che denoteranno il nostro progetto ed infine gli strumenti necessari per crearla, può capitare che il risultato finale non sia pari alle aspettative e quindi occorre capirne il perché, riprovare con le giuste correzioni.
Ci accorgeremo presto che con l’esercizio saremo in grado di selezionare con uno sguardo soggetti adatti a vivere in bianco e nero ed altri meno adatti, alla base della fotografia non mi stuferò mai di ripeterlo c’è sempre l’osservazione del mondo e delle cose che lo compongono, dimenticavo le prime lastre a colori della storia
sono della fine dell’ottocento si chiamavano Autocrome ed erano realizzate con la fecola di patate colorata, ma questa è un’altra storia di cui parlerò in seguito.
Luca Castagno