giovedì 14 maggio 2015

OMBRE E LUCI




In fotografia qualcuno ha detto : “ Il colore è la cronaca il bianco nero è l’arte”.
L’immagine fotografica è nata e si è sviluppata

 in bianco nero, dalla prima immagine di Joseph Nicèphore Nièpce in poi l’evoluzione dei materiali ha marciato speditamente dapprima lastre di vetro aventi emulsioni  orthocromatiche a bassa sensibilità e molto contrastate poi le pellicole pancromatiche più sensibili, leggere e pratiche rispetto al vetro, dotate di una gamma tonale più estesa e più ricche di grigi ed infine l’uso delle pellicole cinematografiche 35mm che hanno occupato il vano  portapellicola per la prima volta nella storia in un apparecchio chiamato LEICA.

 Dalla metà dell’ottocento l’emulsione in bianco nero è stata l’unica fonte di alimentazione per un esercito di fotografi in tutto il mondo, professionisti, amatori, persone comuni, militari al fronte fotoreporter e tanti altri hanno nutrito le proprie idee dando in pasto alle loro macchine fotografiche chilometri di pellicola. Se ci fermiamo un momento e ripercorriamo per immagini questa strada ci accorgeremo che le foto che i nostri predecessori hanno scattato erano di grande effetto, pulite, semplici le inquadrature non seguivano le regole scientifiche del marketing commerciale ma erano gradevoli, quasi sempre esposte correttamente e con una sapiente scelta dei chiaro scuri.


Questo perché i fotografi del passato vedevano in bianco e nero, osservavano il mondo a colori ma nella loro testa lo convertivano in una immagine monocroma, conoscendo molto bene i meccanismi che lo regolano e che permettono di ottenere fotografie di grande impatto visivo, provate a cercare nei vecchi album di famiglia le istantanee stampate sul classico cartoncino doppio spessore matt formato 9X13 con i bordi frastagliati, lo si usava fino alla metà degli anni 60, osservandole bene scoprirete

che chi le ha impresse ha scelto con cura un alternanza di luci ed ombre, masse piene di toni scuri alternate a cose più chiare ed illuminate, il contrasto è sempre brillante i toni alle estremità della curva caratteristica sempre puliti e la gamma di grigi era estesa.

Oggi tutte le nostre fotocamere possono scattare immagini monocromatiche basta cercare nel menù l’apposito settaggio, ma spetta a noi dietro la macchina selezionare i soggetti usare la luce giusta, creare i contrasti anche quando non ci sono, vi invito a provare, scegliete una giornata di sole intenso con il cielo terso la luce sarà forte carica di contrasto se vi trovate nel centro di una città fra gli edifici

non sarà difficile percepire la forte differenza fra le masse illuminate e quelle in ombra, osservate le superfici chiare che riflettono molta luce provate a contrapporle alle zone scure delle ombre ed incomincerete a materializzare davanti ai vostri occhi un paesaggio diverso molto più potente nella sua espressione visiva che a colori, non abbiate paura di creare neri profondi il mondo monocromatico funziona così non avendo il supporto del colore deve vivere di contrasti.

Come nasce una bella immagine in bianco nero? Alla base sicuramente la prefigurazione dell’idea che desideriamo realizzare che si materializza nella nostra mente già monocroma poi occorre pensare a come saranno le luci che denoteranno il nostro progetto ed infine gli strumenti necessari per crearla, può capitare che il risultato finale non sia pari alle aspettative e quindi occorre capirne il perché, riprovare con le giuste correzioni.

Ci accorgeremo presto che con l’esercizio saremo in grado di selezionare con uno sguardo soggetti adatti a vivere in bianco e nero ed altri meno adatti, alla base della fotografia non mi stuferò mai di ripeterlo c’è sempre l’osservazione del mondo e delle cose che lo compongono, dimenticavo le prime lastre a colori della storia

 sono della fine dell’ottocento si chiamavano Autocrome ed erano realizzate con la fecola di patate colorata, ma questa è un’altra storia di cui parlerò in seguito.
Luca Castagno

martedì 5 maggio 2015

Il mondo zenitale




Il nostro modo di osservare il mondo è molto soggettivo ognuno di noi ha una percezione diversa che dipende da molti fattori per es. l’interesse che nutriamo nei confronti di alcune cose, la nostra cultura o la sensibilità che impieghiamo nell’osservazione. Consideriamo un contesto tecnico per esempio l’altezza, se siamo alti circa Mt. 1,70 il nostro campo visivo si pone a circa Mt. 1,55 da terra con una angolazione virtuale di quasi 180°per angolazione virtuale intendo che l’angolo di campo dell’occhio umano è di circa 50° ma la mobilità reattiva dell’occhio esplorando il campo di fronte a noi riesce a percepirne cose e forme a 180°.

Avete mai provato a sdraiarvi a terra ed osservare il mondo dal basso? Tutto giganteggia, le prospettive cambiano gli oggetti anche apparentemente insignificanti acquistano autorevolezza. Dimentichiamo spesso che ognuno di noi ha sperimentato da bambini questa vista dal basso verso l’alto ma che ora non ci appartiene più. Ecco allora la possibilità di riscoprire questi insoliti punti di ripresa, prendete una scala salite fino in cima e provate a guardare sotto di voi, state per scoprire il mondo zenitale avrete una visione prospetticamente schiacciata dove gli oggetti perdono la loro tridimensionalità appaiono più piccoli alcune forme si confondono con lo sfondo lo spazio si dilata fornendoci un campo più ampio,  provate ad inserire degli oggetti adagiati su di un fianco per scoprirne il profilo, naturalmente la luce come sempre crea la percezione delle forme e volumetrie.

 La prima volta si resta sconcertati e può capitare che non si riesca subito a capire le potenzialità offerte da questo punto di ripresa ma osservando bene e selezionando i soggetti o oggetti che possono rappresentare bene le forme zenitalmente ci si rende conto che le possibilità di espressione artistica sono enormi, un sistema che può risolvere magari una situazione di stallo in un momento di deficit creativo.

A stimolare ulteriormente la ricerca bisogna considerare l’uso delle ottiche che con lunghezze focali differenti possono dilatare o restringere il campo ( ottiche normali o grandangolari ) variando le proporzioni del soggetto fotografato.

 La variazione prospettica sarà ininfluente se non attraverso le deformazioni di oggetti aventi forme geometriche regolari es. se fotografate un oggetto rettangolare  e la vostra fotocamera non è perfettamente zenitale  il rettangolo diventerà un rombo così come un cerchio diventerà un ovale ecco perciò l’importanza di avere la fotocamera perfettamente in bolla e perpendicolare al nostro campo, la fantasia e la luce faranno il resto.

 Come potete osservare dalle immagini pubblicate la ripresa zenitale si presta veramente ad un ampio spettro di soggetti creando situazioni apparentemente irreali  in cui chi osserva viene stimolato nel ragionare per capire la realtà dell’immagine.
Per concludere anche un piccolo spazio se sviluppato in altezza e con la giusta focale può trasformarsi un un set fotografico, provate ne resterete stupiti.
Luca Castagno