sabato 18 aprile 2015
NOTTURNOTORINESE
Torino, piazza Castello ore 20,00, davanti a Palazzo Madama aspetto i miei allievi per la lezione dedicata alla fotografia notturna, arrivano alla spicciolata con l’attrezzatura al completo, macchina, obbiettivi alcuni con il cavalletto. Parto con il discorso preliminare ribadendo il concetto di riuscire a fotografare in piena scioltezza usando la fotocamera come se fossimo in pieno giorno, ISO alti, diaframmi aperti e tempi di otturazione lunghi, gestendo i micromossi in base ai soggetti. Uno dopo l’altro si avviano e spariscono e diversamente da altre lezioni dove alcuni si tenevano nelle mie vicinanze per domandarmi consigli resto solo, realizzo immediatamente che ho del tempo a disposizione e così decido Nikon al collo di sparire anche io lasciandomi inghiottire dal notturno torinese, decido di fare un po’ di reportage sulle forme ed i colori generate dalle luci di ogni tipo, le strutture degli edifici illuminati e le vetrine dei negozi.
Percorro velocemente piazza castello scattando con la macchina brandeggiata ( una tecnica che uso molto e che presto spiegherò ) , arrivo davanti al Teatro Regio e cerco di captare le sensazioni visive che mi arrivano dalle strutture esterne, vetri, muri, cancellate, targhe di ottone, luci, lampioni i riflessi dei finestrini delle auto parcheggiate sento tutto ciò venirmi incontro, scatto velocemente, faccio mie forme e colori,
poi vedo un gruppo di gente in via Po che osserva in una vetrina illuminata un vestito su di un manichino quando si spostano mi avvicino alla vetrina e mi accorgo di avere la stringa di una scarpa slacciata, mi chino la riallaccio ed alzando la testa vedo che il manichino giganteggia nella vetrina e scruta la via con un espressione seria come se fosse il guardiano del negozio in cui è collocato.
Ecco nascere nella mia mente un altro spunto, incomincio ad osservare altri manichini e mi pare quasi che parlino fra di loro, capisco che durante il giorno sia la folla che li osserva ma durante la notte è il contrario, sono loro che osservano i pochi passanti ed il tratto di via che il loro negozio occupa.
Mi lascio affascinare osservo tutte le vetrine in ognuna della quale trovo soggetti e spunti, poi la mia attenzione è distolta da una brusca frenata seguita dal rumore di una coppa ruota che si stacca, rotola e finisce vicino a me contro un muro, uno scatto veloce con un tempo di otturazione lungo per avere un mosso consistente per ricreare quello stesso dinamismo che ho osservato nell’oggetto che rotolava, poi un ragazzo arriva di corsa imprecando, afferra la coppa e la rimette al suo posto sulla ruota.
Vedo ritornare i mie allievi e mi accorgo che è passato molto temo. Il mio spazio di libertà è finito, scambio di opinioni con i ragazzi che sono entusiasti del lavoro che hanno fatto, hanno capito che le sensazioni visive offerte da una città durante il giorno possono amplificarsi dopo il tramonto la fantasia e la giusta tecnica permettono di creare immagini davvero interessanti, la staticità del trepiede ( se non per motivi specifici ) deve essere superata dalla libertà di azione, non avere mai paura di creare foto mosse, campi sfuocati, forme più vicine all’astrattismo che alla realtà fotografica, sentitevi liberi trasformate le vostre percezioni visive in immagini senza farvi impressionare da compostezze formali
ricordate sempre che la fotografia è comunicazione, tornati in studio visioniamo gli scatti fatti dai miei allievi, e ne sono entusiasta anche io, un ottimo lavoro ricco di fantasia, ognuno di loro ha trovato la propria forma espressiva diversa in un ambiente comune a tutti.
Luca Castagno
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